Interviste,  Outlander,  Stagione 5

Come “Outlander” ha gestito il finale shock della Stagione 5

Caitriona Balfe, Diana Gabaldon e lo showrunner Matthew B. Roberts discutono della centralità della violenza sessuale per la storia e i loro tentativi di rappresentarla in modo significativo.

Cinque anni fa, appena prima che “Outlander” mandasse in onda la sua prima traumatica scena di stupro, una violenza sessuale in un altro show “Game of Thrones”, aveva fatto esplodere una tempesta di polemiche.

Quella breve scena di stupro, riguardante l’amata Sansa Stark, scatenò un oltraggio per via del modo in cui fu filmata, concentrandosi prevalentemente sulla reazione di un uomo (Theon ‘Reek’ Greyjoy) che osservava senza fare nulla.

I produttori di “Outlander” temevano che la loro scena di stupro, più estesa e molto più esplicita, potesse scatenare una reazione ancor più negativa. “Ho pensato, Oh Dio, se questa è la reazione per ‘Game of Thrones’…”, ricorda la produttrice esecutiva Maril Davis.

Col senno di poi, non avevano bisogno di preoccuparsi. L’episodio, in cui Jamie (Sam Heughan), un personaggio maschile, viene violentato nella prigione di Wentworth, è stato lodato per il modo in cui l’aggressione è stata gestita. Ma nel corso degli anni, man mano che le violenze sessuali sono diventate più comuni nello show, farle accettare è diventato sempre più difficile, specialmente quando riguardavano Claire (Caitriona Balfe), che ha subito diversi tentativi di violenza durante il suo viaggio nel XVIII secolo, ma non le è stato dato sufficiente tempo, come ad altri personaggi, per elaborarli.

Nel finale della stagione 5, “Never My Love” trasmesso negli USA domenica 10 Maggio, Claire è stata di nuovo vittima di tale esperienza, ma purtroppo questa volta ha subito uno sconvolgente stupro di gruppo – un evento che è stato anticipato dal libro 6 della saga di romanzi di Diana Gabaldon su cui è basata la serie tv. (La stagione è rimasta in gran parte fedele al libro 5, con alcune notevoli eccezioni.)

In una serie d’interviste telefoniche, Gabaldon, Caitriona Balfe (che è diventata produttrice nella Stagione 5) e Matthew B. Roberts, che ha co-scritto l’episodio con la sua collega e co-produttrice esecutiva Toni Graphia, hanno esaminato l’uso che lo show fa della violenza sessuale, il suo valore terapeutico e le critiche.

Perchè pensate che lo stupro sia un evento così ricorrente, che forgia i personaggi e anche un elemento propulsore per la trama in “Outlander”?

CAITRIONA BALFE: Le molestie sessuali e lo stupro sono molti prevalenti nella società – una donna su sei è stata vittima di molestia o di stupro negli Stati Uniti. E’ un dato statistico pazzesco! Abbiamo un problema nella nostra società con la violenza sessuale, e si riflette nella nostra narrazione.

DIANA GABALDON: Alcuni lettori dei libri se la prendono con me dicendo, “Non credi che questo sia troppo tendente alla violenza sessuale?”. Dipende dalla propria prospettiva. Dovresti fare un passo indietro e chiederti “Qual era l’obiettivo?”. Stavo puntando al sensazionalismo? Beh, no. Non mi serve farlo. Ma avevo un punto e aveva a che fare con la resilienza dello spirito umano. Non trattiamo lo stupro solo come una cosa distruttiva che rovina tutta la vita di una persona. Lo mostriamo per quello che è. E’ terribilmente traumatico e dannoso, ma le persone guariscono. Come hanno fatto a superarlo? Cosa accade loro di conseguenza? La storia ti offre un’ampia tela emozionale per l’esplorazione, gran parte della quale non ha nulla a che fare con lo scontro violento in sé.

MATTHEW B. ROBERTS: Molti momenti portanti dei libri sono violenti e significativi per i personaggi: lo stupro di Jamie, lo stupro di Brianna, Jamie che picchia quasi a morte Roger, Roger che viene impiccato, lo stupro di Claire. Come possiamo non mostrare questi avvenimenti? Se dicessimo “Ok, non mostriamo lo stupro di Jamie, facciamo solo che lui dica ‘Sono stato violentato'”; per me, l’impatto sarebbe stato enormemente diminuito. Dobbiamo lavorare su: “Questo è Jamie che viene stuprato. Questo è Roger che viene picchiato.”
Ma le nostre intenzioni non sono di essere superficiali. Non cerchiamo colpi di scena raggelanti. Stiamo cercando di essere fedeli ai personaggi e ai libri. Alcune volte i libri sono più espliciti, e allora noi ci tiriamo un po’ indietro.

“Game of Thrones” ha ricevuto un attento scrutinio per i modi in cui ha rappresentato lo stupro. Avete imparato qualcosa da loro sul modo “giusto” di portarlo in scena? “Outlander” come ha provato a distinguersi in tal senso?

GABALDON: Non so cosa abbia fatto “Game of Thrones”. Ho letto qualche recensione in cui si menzionava che qualcuno fosse stato violentato nello sfondo. Ciò sembra essere il punto saliente, che non è sempre stato parte della storia, probabilmente era inteso per darvi un’idea che l’atteggiamento prevalente di quella cultura era che le donne fossero usa e getta.

L’elemento che caratterizza diversamente “Outlander” è che quando c’è una violenza sessuale, la persona che l’ha subita non è mai trattata come parte della scenografia. Mostriamo che ogni violenza sia unica. Cosa è successo a Brianna è piuttosto differente da ciò che è accaduto a ciascuno dei suoi genitori. Parlando dell’esperienza di Jamie, lui è stato perseguitato da un uomo che voleva non soltanto possedere il suo corpo ma anche distruggerlo emotivamente. E Black Jack quasi ci è riuscito. Brianna, invece, si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato.

BALFE: Quando raccontiamo questo genere di storie, dobbiamo mettere in risalto qualcosa che prima non è stato posto al centro dell’attenzione nell’opinione pubblica, così che possiamo iniziare conversazioni al riguardo. Con la riabilitazione di Jamie nelle stagioni 1 e 2, abbiamo affrontato qualcosa che non è stato davvero esplorato molto in TV, vale a dire lo stupro maschile. Con Claire, è il meccanismo psicologico della dissociazione.

ROBERTS: Non leggo tutte le critiche, che siano positive o negative. E’ difficile scrivere uno show basandosi su sondaggi o commissioni. Quando scriviamo, mettiamo da parte tutti questi aspetti. Parliamo dei personaggi, discutiamo della storia.

Com’è stata la discussione per determinare in che modo mostrare lo stupro collettivo di Claire?

BALFE: Abbiamo avuto tante conversazioni su come dare potere a Claire. Non vediamo quasi mai gli stupratori. Non volevamo dare loro molto spazio. Uno degli show che l’ha realizzato molto bene è stato “Unbelievable” di Netflix. Quello è stato qualcosa di cui abbiamo parlato, in termini di come l’avremo filmato.

ROBERTS: Abbiamo avuto molteplici violenze nello show, e ci siamo chiesti come Claire sia sopravvissuta alle proprie, perché emotivamente, nei libri non sembra che l’abbiano influenzata tanto quanto Jamie o Brianna. Claire com’è stata in grado di sopravvivere in maniera diversa? Ho pensato, se mostrassimo che lei lascia il suo corpo per rifuggiarsi in una sorta d’immaginazione, di “sogno”, ciò potrebbe mitigare cosa sta accadendo sullo schermo. Quando vediamo un uomo che cammina verso di lei e poi tagliamo alla sequenza del sogno, il pubblico viene lasciato a pensare “Qualcosa di brutto sta per accadere”. Possiamo camminare sulla sottile linea del mostrare e non mostrare.

In origine, i sogno-fuga erano più accelerati. Avremmo avuto la sensazione che Claire fosse stata violentata, ma senza sapere come. Ricordo di aver discusso con Caitriona e Sam Heughan, e Caitriona era una forza su questo punto. Mi ha detto: “Come mai non possiamo mostrare più dell’aggressione?” E Sam ha aggiunto: “Sì. Con Jamie abbiamo mostrato parecchio.” Così abbiamo scelto di spingerci un po’ oltre rispetto a quanto abbiano fatto i libri.

GABALDON: Lo show, in realtà, è molto più esplicitamente brutale rispetto al libro; Claire viene violentata solo da un uomo nel libro. Ma il fatto è che non volevo Claire avesse danni interni. Presumo che le persone sappiano che se una donna è vittima di uno stupro di gruppo, fa molto male alle tue parti interne. Uno stupro ripetuto causa ampie emorragie e altri danni, e potresti morire per la perdita di sangue.

BALFE: Se avessimo optato per la sequenza onirica, avremmo dovuto tenere in mente il motivo. Non c’era da usare trucchi o indossare bei costumi. Claire sta vivendo qualcosa di terribile. Deve essere mostrata la progressione del suo stato mentale, far vedere che ha raggiunto il punto di rottura, che ha perso il controllo in qualche modo e sta cercando di restare integra.

Nelle prime bozze, Claire aveva molto dialogo. Ho pensato che se lei avesse parlato, non avrebbe dovuto trattarsi di qualche conversazione sulla cucina o simile.  Avrebbe dovuto pronunciare solo quelle parole che poteva dire nella realtà. Così lei dice “No”, e dice “Jamie”. Era il suo modo di aggrapparsi a momenti della sua vita che la facevano sentire al sicuro e confortata. Ma non importa quanto duramente provi a creare quello strato protettivo, l’orrore assoluto di ciò che le sta succedendo s’insinua anche nel suo sogno di evasione.

Una critica iniziale alla serie è stata che alle vittime maschili è stato dato più tempo per riprendersi rispetto a quelle femminili. A Brianna, tuttavia, è stato dato molto tempo di guarigione. Si è trattata di una correzione di rotta nella sceneggiatura? Claire avrà a disposizione più tempo di recupero?

ROBERTS: Con Brianna, sentivamo che non potevano semplicemente mettere una pietra sopra al suo stupro. Noi siamo persone che assistono alla vita di questi personaggi, ai loro momenti più intimi, quando le loro corazze cadono. Uno dei film che ha sempre avuto un forte impatto su di me è stato “Sotto accusa”, che guardava a come la società risponde ad una vittima di uno stupro di gruppo. Ci troviamo in un tempo e in un luogo diversi, ma possiamo guardare non solo a come la società risponde, ma anche a come la vittima soffre, come tutte le persone attorno alla vittima soffrono, come le relazioni vengono influenzate da tale violenza. Con Claire, abbiamo dato importanza agli effetti postumi, come lei e Jamie reagiscono dopo lo stupro.

GABALDON: C’è una differenza imprescindibile tra il libro e lo show. Nel libro, Jamie crea un pretesto per invitare Claire a fare l’amore con lui, più o meno immediatamente dopo l’accaduto. Lui teme che se non riesce a riaverla subito, lei potrebbe non essere più in grado di ritornare da lui a livello emotivo. E così hanno questa scena di sesso molto intensa con Claire che sta metabolizzando quello che potrebbe essere definito stress post-traumatico. E’ fisicamente violenta. Sta cominciando a fare i conti con il suo stupro, e Jamie la sostiene – lui è la sua fonte di rifugio. Ma non è qualcosa che accade alla maggior parte delle persone che subiscono tali esperienze. Sono traumatizzati fisicamente. Non vogliono parlarne alle persone che non erano presenti, che non capirebbero. Jamie non era lì, ma sicuramente capisce, e ciò fa un’enorme differenza per la guarigione di Claire.

BALFE: Credo che se si legge quella scena nel libro, si vede come Jamie stia dando conferma a Claire che sia ancora desiderabile e degna di essere amata. Se avessimo filmato quella scena, non penso che saremmo riusciti a trasmettere quel significato. Penso che sarebbe risultata con Jamie che priva Claire della sua capacità d’azione, nel decidere quando è pronta per quel genere di cosa. Perciò abbiamo discusso a lungo su come cercare di rendere la ripresa di Claire quanto più possibile rispettosa, responsabile ed efficace. Il suo percorso di guarigione continuerà nella prossima stagione.

Credo che il pericolo con Claire d’essere considerata un personaggio femminile forte sia che, a volte, le persone dimenticano che lei non è fatta di Teflon. Certe cose possono ferirla profondamente. E abbiamo bisogno di mostrare che la forza non sta solo nel vivere la vita senza farci influenzare da ciò che ci accade. Nessuno è così. Non è umanamente possibile.

Perché pensi che i fans di “Outlander” siano stati disposti ad accettare queste storie, quando altri show hanno visto diminuire il numero dei propri telespettatori, nel momento in cui hanno ritenuto di aver visto uno stupro di troppo?

ROBERTS: Sicuramente i lettori, sanno cosa aspettarsi. Sono preparati. Potrebbero non conoscere come andremo a rappresentare su schermo certe scene, ma sapevano che nella Stagione 1 Jamie sarebbe stato violentato, e sapevano nella Stagione 4 che Brianna sarebbe stata stuprata.

GABALDON: Un paio di anni fa, ho chiesto alle persone vittime di violenze sessuali cosa pensavano del modo in cui tali incidenti venivano affrontati nei libri. Ho pubblicato una nota sulla mia pagina Facebook e, in 24 ore, ho ricevuto un immenso flusso di risposte. E tutte le persone mi dicevano cose del tipo: “La tua storia mi ha dato speranza che potrò guarire, che potrò superarlo. Mi ha fatto sentire meglio.”

Quasi tutte hanno condiviso dettagli terrificanti delle proprie esperienze. Alcune sostenevano di essere grate del fatto che Jamie avesse riconosciuto di essere stato costretto, involontariamente, ad avere un orgasmo durante la violenza, perché era accaduto anche a loro, e stavano malissimo, sentendosi in colpa per questo. Mi hanno scritto “Mi hai aiutato a capire che non è stata colpa mia”. (Diana soffoca un singhiozzo.) Mi commuovo un po’ quando parlo di roba così emotiva.

Fonte Articolo: [The New York Times]
Fonte Foto: [Far Far Away Site]

Share This

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *