Ron Moore parla di Outlander con "Talking TV"
In una recente intervista per “Talking TV with Ryan and Ryan”, il creatore/produttore esecutivo di “Outlander” Ron D. Moore (“Battlestar Galactica”, “Hellix”) ha parlato della serie tv che farà il suo debutto su Starz nell’estate 2014 e vedrà per protagonisti i personaggi nati dalla penna di Diana Gabaldon.
Di seguito le dichiarazioni più importanti rilasciate durante l’intervista (Ron è davvero un uomo molto simpatico 😀 ). Alla domanda se teme la reazione dei fans sfegatati della saga “Outlander”, Ron D. Moore risponde così:
“La cosa più fantastica di “Outlander” è che posso stare dietro Diana Gabaldon e lasciare che sia lei a picchiare i fans [ride] perché lei è molto felice di quello che stiamo facendo. Ho parlato parecchio tempo fa con Diana riguardo il processo di creazione, abbiamo passato un week end a parlare delle mie idee per lo show, come sarà l’adattamento, quale sarà l’approccio e il nostro spirito che è quello di realizzare il miglior adattamento possibile del materiale cartaceo.
Il mio compito con ‘Battlestar Galactica’ era diverso. Il mio approccio era “Ok, questo lavoro è imperfetto ma penso che ci sia una grande idea al suo centro. Terrò tutto ciò che funziona ed eliminerò quello che non va. Dobbiamo solo farlo nostro”. Il mio approccio in ‘Outlander‘ è molto diverso. Si tratta di prendere quest’opera, che è amata da milioni di persone, e cercare di farne il miglior adattamento possibile che preservi la storia, i personaggi e lo spirito, all’interno del contesto di uno show televisivo. Ci saranno dei cambiamenti, alcune cose devono cambiare inevitabilmente per via della natura del progetto, devono essere inserite in scripts, devono essere riprese, dobbiamo rispettare un budget, devono essere mostrate in episodi di un’ora… insomma gli aspetti essenziali per creare un prodotto televisivo. Dobbiamo modellare il materiale dei libri in episodi, i personaggi… alcuni personaggi dei libri verranno ulteriormente sviluppati, altri non avremo il tempo necessario per approfondirli. In sala scrittura diciamo sempre “Ok, torniamo a quello che dice il libro”. Iniziamo sempre con la versione del libro, ma se qualcosa sullo schermo non funziona, solo allora facciamo delle modifiche, degli adattamenti, però torniamo sempre ai libri. Speriamo che lo spirito con il quale ci stiamo approcciando sia gradito ai fans, loro conoscono i libri e sperano che non vengano distorti, ma stiamo cercando con tutte le nostre forze di non rovinarli [ride]. Vogliamo dar loro la gioia di vedere i loro libri trasposti in uno show televisivo.”
Su come descriverebbe Outlander:
“Descriverei ‘Outlander’ come uno show intimo ed una serie epica. La prima stagione è narrata dal punto di vista di Claire, come nel libro. Il primo libro è scritto in prima persona e noi vogliamo mantenere questo aspetto, è la storia di Claire. Lei ci racconta la storia. La seguiamo, parte dal 19° secolo e arriva nel 1700. E’ un romance storico, è una storia d’amore ambientata nella Scozia del 18° secolo tra lei [Claire] ed un uomo del passato e suo marito che vive nel presente del XX secolo. Tutta la storia riguarda questa donna, le avventure che vive per cercare di far ritorno a casa ma scopre un altro mondo e un nuovo amore che le fa mettere in discussione tutto, soprattutto capire a quale posto appartiene realmente.
Ma in realtà è uno show che tratta più tematiche. Il nostro approccio non è quello di creare una versione più intensa di ‘Braveheart’ “It’s about FREEDOM” [a voce alta e con tono enfatico – sia Ron sia l’intervistatrice scoppiano a ridere]. Lei va nel passato e stiamo cercando di rendere il 18° secolo il più autenticamente possibile, con i paesaggi delle Highlands, luci naturali, costumi il più possibile realistici al periodo. La nostra idea è che il punto di vista narrativo è quello di Claire e del pubblico, voi andrete insieme a lei nel passato e vogliamo che il passato sia estraneo a voi quanto a lei. Non stiamo cercando di contemporaneizzarlo, non sarà una “versione sexy e cool del 18° secolo” [con voce accattivante] No, è il 18° secolo ed è un luogo strano proprio come lo era all’epoca.”
Alla domanda dell’intervistatrice, preoccupata delle condizioni igieniche alle quali gli attori andranno incontro per interpretare personaggi vissuti nel 18° secolo, Ron risponde:
“Non si tratta di quanto fango spargeremo addosso a questi attori per farli apparire sporchi. Vogliamo che siano credibili, che sembrino veri per quella realtà, le persone nel castello hanno un bell’aspetto da vicino, le persone di ceto inferiore non tanto, le persone che viaggiano per giorni tendono ad essere infangate e sudicie, le persone nei campi di battaglia hanno un aspetto osceno, le giubbe rosse rattoppano le loro uniformi… Cercheremo di rendere i personaggi il più possibile credibili. Quindi non ci saranno sempre vestiti puliti, non è un mondo “finto”, sarà totalmente distaccato dall’idea di “glamour drama”. In molti film o serie tv, hai la percezione che tutti i costumi siano già preconfezionati, indossati dagli attori e cambiati prima che qualcosa possa accadere. Questo non è il nostro approccio, tutto è molto vissuto, caldo… cerchiamo continuamente di dare quel senso di realtà.”