Ron Moore e Tobias Menzies analizzano la scena della fustigazione nell'episodio 1×06 "The Garrison Commander"
“Outlander” ha raggiunto uno dei tanti momenti cardine del primo libro su cui si basa, ma anche se si sapeva che cosa stava per succedere, l’episodio di Sabato scorso “The Garrison Commander” è stato difficile da guardare.
L’ora è iniziata con Claire (Caitriona Balfe) e Dougal (Graham McTavish) che si trovano faccia a faccia con le Giubbe Rosse, e la nostra protagonista assicura loro di essere un’ospite ben accolta del clan MacKenzie. Eppure, Claire ha dovuto convincere un altro uomo dei suoi motivi: Jack Randall (Tobias Menzies), l’uomo che ha cercato di violentarla quando ha attraverso le pietre a Craigh na Dun.
Claire – il cui improvviso ricordo del marito fornisce il netto contrasto tra Frank e Jack – infine si siede dall’altra parte del tavolo e supplica di poter riprendere in pace il suo viaggio. E’ allora che Claire porta in primo piano la “reputazione” di cui Jack gode a Castle Leoch, incluse le “100 frustate su 100 frustate somministrate ad un povero ragazzo”. Randall spiega la sua versione dei fatti, mentre un flashback mostra Jamie (Sam Heughan) che subisce la sua punizione per il furto senza emettere alcun suono, restando impassibile – qualcosa che il crudele capitano non riusciva a sopportare. Quello che segue è una sequenza dolorosa, sanguinosa che fa rabbrividire – perfettamente e ossessivamente interpretata da Tobias Menzies – che mostra quanto sia profondo il sadismo di Black Jack Randall. Ma lo showrunner Ronald D. Moore vede il flashback della fustigazione come un modo per, ironia della sorte, umanizzare e contestualizzare il personaggio.
“L’Episodio 6 è stata un’interessante opportunità per guardare a quel particolare retroscena attraverso gli occhi di Jack. Abbiamo preso la decisione di non mostrare la fustigazione di Jamie dal suo punto di vista ma dal punto di vista di Jack, che mi sembrava affascinante. La prospettiva di Jamie… fa schifo. Dal punto di vista di Jack, voglio sentire quello che pensava quando stava facendo questa cosa orribile a questo giovane ragazzo. Così ci ha fornito un modo per entrare dentro il suo personaggio”.
Sulla ricerca dell’umanità in un personaggio così malvagio, Moore continua:
“Tutti i grandi cattivi sono umani e come tutti noi hanno amori, paure e desideri, ma agiscono in modo diverso guidati da diverse passioni o diversi tormenti o diverso difetti. Così parlo sempre di Jack come di un uomo con il suo particolare dilemma e il suo particolare insieme di problemi. Non abbiamo mai parlato di lui come il cattivo dell’opera”.
Per Tobias Menzies, dice che è importante che Black Jack Randall non sia “lezioso” nella sua “malvagità” e aggiunge:
“[Le scene] sono difficili da filmare perché devi immedesimarti, ma c’è anche una certa quantità di piacere. Dici e fai cose che non potresti fare nella vita reale.” Tobias mette in guardia: “Se la roba nell’Episodio 6 è dura, [la fine della stagione] è su un altro livello.”
Riguardo a come lo show affronta queste scene difficili, Moore specifica che non le hanno impostate in modo da spettacolizzare il sangue e la violenza.
“Il nostro approccio allo show è: ‘Qual è la verità di questa scena? Alcune cose terribili stanno per accadere, rappresentiamole in modo veritiero. Proviamo a fare qualcosa di doloroso che sembri doloroso, qualcosa che è psicologicamente nociva sembrare nociva e cerchiamo di non celebrarla’”.
“Non è lo stile dello show avere scatti in slow-mo di sangue, non si tratta della celebrazione della violenza o dell’aspetto feticistico della serie ‘Oh, questo sarà sporco e cattivo.’ Si demistifica un po’. Non ci si cammina in punta di piedi intorno e nemmeno lo si rende eccessivamente attraente – si tratta di trovare ciò che è reale al suo interno.
Fonte: TVGuide