Interviste,  Ronald D. Moore,  San Diego Comic Con,  Stagione 2,  Stagione 3

Ron Moore parla di OUTLANDER 2, delle sfide nell'adattare "Dragonfly in Amber" e in futuro "Voyager"

Ron Moore Outlander Season 2 Season 3

La stagione 2 di Outlander sarà un mondo drammaticamente differente rispetto al mondo introdotto nella stagione 1. Adattata basandosi sul libro “Dragonfly in Amber” (“L’amuleto di ambra” e “Il Ritorno” nell’edizione italiana, n.d.r.) di Diana Gabaldon, la seconda stagione della serie Starz trova Jamie (Sam Heughan) e Claire (Caitriona Balfe) ben lontani dalla loro famiglia e amici Scozzesi. Sono sbarcati in Francia con la missione d’infiltrarsi nella corte di Charles Stuart per impedire la rivolta Giacobita e quindi che la Battaglia di Culloden mai accada.

Durante una serie di interviste al San Diego Comic Con 2015, lo sceneggiatore/produttore esecutivo Ronald D. Moore ha discusso dei cambiamenti in arrivo per la seconda stagione e le sfide di creare un adattamento che soddisferà sia i lettori dei libri best sellers di Diana Gabaldon sia i telespettatori che sono stati introdotti al dramma romantico con viaggi nel tempo attraverso la serie tv. Moore , inoltre, ha parlato dei nuovi personaggi che saranno presentati nella storia in questa stagione.

Con la linea temporale che cambia nel libro 2, quanto è stato difficile per te adattarlo e assicurarti che andasse bene sia per i fans dei libri sia per chi conosce Outlander solo attraverso la serie tv?

Ronald D. Moore: “E’ stata una bella sfida. Il secondo libro è molto più complesso. E’ un libro molto più difficile da adattare. Cambia il punto di vista; gioca con il tempo. E’ più politico. Affronta la rivolta Giacobita che la maggior parte della popolazione di questo Paese (USA, n.d.r.) non ha mai sentito parlare, quindi è una sfida. Cerchiamo sempre di rivolgerci a due pubblici. Ci sono i fans dei libri e poi c’è il pubblico generale che non ha la minima idea della storia, e devi comportarti bene con entrambi. I fans dei libri attendono con trepidazione determinate cose e tu vuoi che siano soddisfatti. Vogliamo anche sorprenderli. Vuoi prenderli alla sprovvista e alle volte vuoi spaventarli. Ad esempio, “Oh Mio Dio, Frank sta salendo su per la collina?! Se viaggia nel tempo ho chiuso con questo show!”. Il che è grandioso. Sto seduto a casa con mia moglie e penso “In giro per l’America la gente sta perdendo la testa”. E’ fantastico e mi diverte.”

I fans dei libri dovrebbero anche scoprire nuove cose. Dovrebbero essere sorpresi. Vuoi coinvolgerli emotivamente. Ma poi c’è l’altra metà del pubblico che non ha idea di cosa trattano i libri e vuoi raccontare loro la storia con chiarezza. Devono essere in grado di seguire. Faccio sempre il paragone con Game of Thrones nel senso che non ho mai letto quei libri e lo show deve essere autosufficiente, deve reggersi con le proprie forze. Deve funzionare per me. Non mi interessa se quella scena è nel libro o no. Se non la capisco, non sono coinvolto. Il mio lavoro è cercare di mantenere entrambi gli elementi del pubblico partecipi.”

Chi sono alcuni dei nuovi personaggi che incontreremo in questa stagione e quali sono alcune delle nuove locations?

Ronald D. Moore: “Ci sono diverse reali figure storiche presenti nei libri. Per la prima volta incontriamo Luigi XV. Il Conte St. Germain è una vera figura storica che costituisce uno dei villains nello show. C’è un gentiluomo chiamato Mastro Raymond che gestisce una farmacia a Parigi e aiuta Claire. Ha alcune cose interessanti che accadono nel suo mondo. C’è Madre Hildegarde, una suora che dirige un ospedale a Parigi. E’ un personaggio chiave nello show. Ha un cane, Bouton, che i fans sono felici sia nello show. C’è un ragazzino di nome Fergus che diventa molto importante, specialmente nei libri seguenti, ed è introdotto quest’anno. Bonny Prince Charlie è presente quest’anno – una vera figura storica. Questi sono gli attori principali, penso, in termini di nuovi personaggi.”

Stiamo facendo piombare i fans in questo nuovo mondo. Non c’erano costumi, set o attrezzature di scena che potevamo usare. Abbiamo dovuto creare una nuova serie per la seconda stagione. Per il pubblico, la reazione sarà ‘Wow, questo è Outlander?’. Non abbiamo nessuno di quegli elementi che hanno caratterizzato la prima stagione, oltre ai tre personaggi che sono arrivati in Francia (Jamie, Claire, Murtagh, n.d.r.). Tutti gli altri sono lasciati indietro. E’ un mondo completamente nuovo e una storia totalmente nuova, ma alla fine si ritorna in Scozia quindi recupereremo molte di quelle cose della prima stagione.

Il ritmo delle scene è differente; il modo in cui lo show è girato è differente. I tessuti sono diversi e le tavolozze dei colori sono diverse. Anche le cose più semplici come le candele sono diverse. C’è molto dorato, argento e molta porcellana. E’ un molto completamente diverso.”

Puoi parlarci della missione di Jamie e Claire nella stagione 2?

Ronald D. Moore: “Stanno tentando ci cambiare la storia ed è qualcosa di veramente importante. Il futuro è d’aiuto per dare loro le informazioni su come trovare un modo per fermare le ribellioni Giacobite e il disastro di Culloden. Non c’è molto viaggio nel tempo nello show come nella stagione 1, ma è ancora un’idea portante che alimenta molto l’azione in termini di cosa stanno facendo.”

E’ stata una decisione consapevole ridimensionare la fede di Jamie rispetto al Cattolicesimo di Claire?

Ronald D. Moore: “No, non è stata una decisione intenzionale. Penso si sia trattato di una questione di enfasi. Non abbiamo cercato di sminuirla. Credo che non si sia sviluppata tanto nella storia rispetto a quanto avremmo potuto. Non è stata una scelta strategica; è soltanto evoluta in quel modo.”

E’ un libro molto vasto. E’ stato impegnativo adattare gli eventi chiave in una stagione con tre episodi in meno?

Ronald D. Moore: “Sicuramente. Altri tre episodi avrebbero aiutato ma si tratta comunque di più episodi rispetto a quanti la Starz di solito concede ad altri show, perciò mi sta bene così. Sapevo che sarebbero stati 13. Fortunatamente, è il libro più sottile della saga [ride]. Non è come il successivo [Voyager, che in italiano è diviso in 2 volumi “Il cerchio di pietre” e “La collina delle fate”, n.d.r.]. Quello è tutta un’altra cosa.”

Ci sono state conversazioni riguardo al dividere il terzo libro in due stagioni?

Ronald D. Moore: “Ne abbiamo parlato ma non è stata presa alcuna decisione. Non sono ancora concentrato sulla stagione 3. Non abbiamo ricevuto il via libera per una terza stagione pertanto non ho quel problema ancora. Prima o poi dovremo avere quella discussione. Non conosco qual è la risposta. Forse sì, forse no. Abbiamo sempre parlato a livello generale di fare un libro a stagione, ma ci sono libri che sono più vasti e complicati. Ma una volta che pensi ‘Ok, arriveremo mai a fare il libro 8 o 9?’ quando inizi a riflettere su quanti anni andrà avanti lo show… Non lo so. Non so davvero rispondere a questa domanda.”

L’aspetto della Scozia cambierà quando finalmente vi faremo ritorno nella stagione 2? 

Ronald D. Moore: “Beh, sarà una Scozia straziata dalla guerra quindi sarà un’atmosfera più pesante, più cupa e più minacciosa quando la storia ritorna in Scozia. La parte Parigina è molto più ricca e molto più romantica. E’ un mondo diverso anche per come viene visualmente filmato. Ha un genere di dinamica e di percezione diverso.”

Se Outlander riceve qualche candidatura agli Emmy, che cosa significherebbe per te e per lo show?

Ronald D. Moore: “Per me significa che mi piacerebbe essere in grado di tornare in Scozia e dire ‘Sapete cosa? Il vostro lavoro funziona. Quelle persone all’Academy l’hanno riconosciuto’. Tutte quelle persone che lavorano in vari dipartimenti e il cast, sono persone che lavorano davvero molto duramente. Lavorano più duramente di me – fidatevi. Se ne vanno in giro nel bel mezzo della notte trasportando telecamere anche quando c’è la neve. E’ dura, quindi poter tornare e dire loro ‘Ecco questo è il vostro riconoscimento’, penso che sia importante per il morale dello show. E’ importante per le persone essere riconosciute per i loro meriti. Se non otteniamo nominations, ok, va bene. Battlestar è stato ignorato anno dopo anno. Continuavamo ad essere molto orgogliosi dello show e ancora oggi diciamo ‘Andate al diavolo! Sappiamo di fare un grande show’. Ci sentivamo così ed è sempre stato davvero irritante per me che Edward James Olmos non abbia mai ottenuto una nomination. E’ uno dei più grandi attori che ci siano e penso abbia fatto un lavoro eccezionale. Non potevo crederci che anno dopo anno venisse ignorato. Quindi, questo genere di cose sono frustranti.

Non penso che a Terry (Dresbach, costume designer dello show nonché moglie di Ron, n.d.r.) interessi molto in un senso o nell’altro, ma voglio che loro [l’Academy] riconoscano il suo lavoro. Ha svolto un lavoro favoloso. Lo stesso vale per il cast, per i direttori della fotografia e così via. Credo che tutte queste persone facciano davvero del lavoro di qualità e sarebbe bello venga riconosciuto.”

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2 commenti

  • LoneRanger

    Mcche’ riconoscimento dell’Accademia Emmy….quelly dell’ Accademia si sono ormai talmente squalificati agli occhi di tutta la stampa internazionale che dovrebbero ricevere il premio della squalifica come Accademmia della Cicca…..

    LR

  • LoneRanger

    Mcche’ riconoscimento dell’Accademia Emmy….quelly dell’ Accademia si sono ormai talmente squalificati agli occhi di tutta la stampa internazionale che dovrebbero ricevere il premio della squalifica come Accademmia della Cicca…..
    LR

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